Santa Igùmena Elisabetta di Costantinopoli

S. Elisabetta fu accordata da Dio ai suoi genitori, pii e nobili cristiani di Eraclea della Tracia, in seguito all’intercessione della S.Martire Gliceria.

Fin dalla sua tenera infanzia apprese a memoria la vita dei Santi, cosicché poteva in ogni circostanza seguire il loro modello di vita evangelica. Quando all’età di dodici anni rimase orfana, ella distribuì la sua eredità ai poveri, liberò i suoi schiavi, ed entrò nel Convento di S.Giorgio, detto “della Piccola Collina” di Costantinopoli, che era retto da una sua zia paterna. Abbracciando con zelo ogni fatica della vita ascetica, divenne rapidamente un “vaso di elezione” della Grazia. Gli occhi del suo cuore erano fissati sulla bellezza divina, perciò per tre anni interi, ella fissò il suo sguardo al suolo senza mai distrarsi altrove. Non portava che una sola tunica e camminava a piedi nudi, anche in inverno, ma l’amore di Dio che bruciava nel suo cuore, era sufficiente al posto del mantello per riscaldarla. Le lacrime che versava al momento della Salmodia erano più dolci di bagni e profumi, e per tutto nutrimeno, si contentava di comunicarsi fequentemente al Pane Celeste. Quando l’igùmena fu sul punto di lasciare questa vita ella designò Elisabetta a succederle, e il Patriarca Ghennadio, diede l’investitura. Dio raddoppiò allora gli effetti della Sua Grazia, e la santa compiva molti miracoli guarendo i malati incurabili, cacciando i demoni e predicendo il futuro.. Così ella avverti l’imperatore Leone I° del terribile incendio che devastò la capitale nel 465, evento predetto anche da S.Daniele lo Stilita, e fu grazie all’intercessione dei due Santi che la città fu salvata dalla completa distruzione. In segno di riconoscenza l’imperatore fece dono al Monastero della Santa della proprietà di S.Babila nel Palazzo dell’Ebdomon. Questo luogo era spesso infestato da un mostro terribile che spaventava gli abitanti. La Santa si recò sul posto con la Preziosa Croce, mise a morte il mostro e lo calpestò sotto i piedi. La sua fama di taumaturga si diffuse in tutta la città imperiale e come un nuovo santo anargiro, ella guariva tutti i malati che si presentavano a lei. Un gorno, durante la Divina Liturgia, ella entrò in estasi, e vide lo Spirito Santo discendere, come un drappo luminoso e ricoprire l’Altare. Verso la fine dei suoi giorni, S.Elisabetta ritornò nella sua patria, Eraclea per venerarvi i Santuari. S.Gliceria le apparve, le ricordò la protezione che le aveva accordata fin dalla sua infanzia e l’Invitò a raggiungerla nella Patria Celeste, il giorno dopo la festa di S.Giorgio. Di ritorno al suo monastero, Elisabetta trasmise le sue ultime istruzioni , e al giorno predetto, dopo essersi comunicata ai Divini Misteri , il suo viso si illuminò come il sole, tese con gioia le mani verso il cielo e rese l’anima a Dio dopo aver pronunciato le parole del Giusto Simeone: “Ora, o Maestro Sovrano, puoi lasciare andare la Tua Serva, perché i miei occhi hanno visto la Tua Salvezza!”. Il corpo di S.Elisabetta rimase incorrotto e fu una fonte di guarigioni per molti secoli.

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