A Sebaste scoppia una persecuzione quando era governatore della città Massimiano. Sette donne, accusate di avere convertito i loro mariti alla religione cristiana, sono condotte davanti al governatore. Uno dei poliziotti, di nome Irenarco, incaricato della custodia delle sette donne, si dichiara cristiano e prende le loro difese. Massimiano è inflessibile e invita le cristiane a sacrificare agli dèi, ma queste, con un inganno, prendono gli idoli e vanno a gettarli nel lago. Ira del governatore contro Irenarco e le sue compagne.
Una di queste, madre di due bambini, giunge persino a gettare nel fuoco un abito bianco che il governatore le aveva dato da scegliere in cambio dei tormenti del martirio. Saranno i suoi due figli ad essere poi associati al martirio di Irenarco. Cominciano allora, tra le preghiere delle cristiane e le ingiunzioni del governatore a sacrificare agli dèi, i diversi tormenti: le sette donne sono sospese e le loro carni lacerate, ma dalle loro vene invece del sangue esce latte; vengono in seguito gettate in una fornace che si spegne; infine sono decapitate.
Poi è il turno di Irenarco che, avendo rifiutato davanti al governatore di sacrificare, è condannato ad essere immerso nel lago, ma l’acqua si solidifica intorno a lui. I suoi carnefici, che vogliono raggiungerlo sono inghiottiti dalle acque. Nel frattempo Irenarco può ricevere il Battesimo dalle mani del prete Acacio Dopo un nuovo rifiuto a sacrificare, secondo l’ingiunzione di Massimiano, Irenarco è condannato al fuoco e alla decapitazione. Irenarco, Acacio e i due bambini entrano nella fornace; i bimbi muoiono subito, mentre i due adulti vengono tolti dalle fiamme per essere decapitati.
Il racconto termina con l’indicazione della data del martirio di Irenarco e dei suoi compagni: un 28 nov. Le loro reliquie furono raccolte da una pia donna, di nome Elisea, che le depose nel luogo stesso del supplizio presso il lago, verso Occidente.
Autore: Joseph-Marie Sauget
Fonte: Santi e Beati |