San Martino I (Todi, V secolo; † Cherson, 16 settembre 655) è stato il 74° Vescovo di Roma e papa italiano a partire dal luglio 649 fino alla morte[1], successe a Teodoro I nel giugno o luglio del 649.
Egli aveva in precedenza operato come apocrisiarius papale, ovvero legato a Costantinopoli, ed era tenuto in grande considerazione per saggezza e virtù. Uno dei primissimi atti ufficiali di Martino fu la riunione di un sinodo (il primo Laterano), per gestire l’eresia monotelita. Il sinodo si riunì nella chiesa del Laterano e vi presero parte 105 vescovi (principalmente provenienti da Italia, Sicilia e Sardegna, più alcuni dall’Africa e da altre aree), si svolse in cinque sessioni dette secretarii dal 5 ottobre al 31 ottobre 649. Il sinodo produsse venti canoni di condanna dell’eresia Monotelita, dei suoi autori, e degli scritti che questa aveva promulgato. Nella condanna erano incluse non solo le Ectesi, ovvero le esposizioni di fede del patriarca Sergio I, delle quali si era fatto sponsor l’imperatore Eraclio, ma anche il Tipo del patriarca Paolo II, successore di Sergio, che godeva del supporto dell’imperatore regnante (Costante II). Martino fu molto energico nella pubblicazione dei decreti del sinodo laterano in un’enciclica, e Costante replicò ordinando al suo Esarca (governatore in Italia) di catturare il Papa, se questi avesse insistito nella sua linea di condotta, e inviarlo prigioniero a Costantinopoli. Questo ordine fu impossibile da eseguire per un notevole periodo di tempo, ma alla fine Martino venne arrestato a San Giovanni in Laterano il 15 giugno 653. Trascinato fuori Roma venne portato prima a Naxos, e successivamente a Costantinopoli (17 settembre 654). Dopo aver sofferto una prigionia devastante e il dileggio pubblico, venne infine esiliato a Cherson in Crimea, dove giunse il 26 marzo 655, e dove morì il 16 settembre dello stesso anno.
Diciassette delle sue lettere si leggono nella Patrologia Latina di Migne, LXXXVII, 119.
Culto
Fu sepolto nella chiesa della Madonna di Blachernae presso Cherson, divenne oggetto di un culto per i molti miracoli dovuti alla sua intercessione, e rimane tuttora venerato come santo dai cattolici e dagli ortodossi (è commemorato il 13 aprile). Sembra che le sue spoglie siano state in gran parte trasportate a Roma, nella chiesa di San Martino ai Monti.
Dall’Enciclopedia Cattolica.