Colpito fin dalla sua più tenera età dai tratti dell’amore di Cristo, il nostro santo Padre Lazzaro divenne monaco e rinunziò alle vanità di questo mondo per consacrarsi al digiuno e all’ascesi.
Sotto il regno dell’imperatore iconoclasta Teofilo (829-842) egli difese con ardore la Santa Fede Ortodossa e per questo fu esiliato nel Monastero del Precursore “Foberon” (il Terribile) sulla costa asiatica del Bosforo. Malgrado persecuzioni di ogni sorta egli continuò la sua professione di iconografo, dipinse per l’imperatrice ortodossa Teodora un’icona del Precursore, che divenne fonte di miracoli; e, dopo la morte di Teofilo e la resaurazione del culto delle Sante Immagni (843) ritornato nella capitale insieme ad altri Confessori dell’Ortodossia, egli dipinse una grande icona del Salvatore, che venne esposta alla venerazione pubblica sulla porta del Palazzo Imperiale. Perseverando nell’ascesi e nella preghiera per pepararsi a trascrivere la sua contemplazione interiore sulle immagini che dipingeva, fu ordinato prete. La pia sovrana Teodora chiese allora al Santo di perdonare suo marito, morto nell’eresia, e d’intercedere per la salvezza della sua anima. S.Lazzaro avrebbe ristposto che era troppo tardi per cambiare la giustizia divina in suo favore, ma secondo un’altra tradizione per la preghiera del Santo e per la pietà di Teodora, Teofilo fu perdonato da Dio. Nel 856 S.Lazzaro fu inviato a Roma dall’imperatore Michele III° e dal Patriarca Ignazio per presentare dei doni al papa Benedetto III°, recentemente eletto, e per poter restaurare la pace e l’unità della Chiesa. Nel corso di un secondo viaggio a Roma, il Santo cadde malato e morì (867). Il suo corpo fu trasferito a Costantinopoli per essere venerato nel monastero degli Evandri (Galata) dove aveva risieduto.
Trad, da “Le Sinaxaire des Saints de l’Eglise Orthodoxe” Ed. To perovolì tis Panaghas” Tessalonica 1987 p-533