S.Serapione, Arcivescovo di Novgorod

Nato nel villaggio di Pekhorka vicino a Mosca, si è battuto per il monachesimo fin dalla giovane età. Per volontà dei suoi genitori, si sposò, accettò il sacerdozio, ma un anno dopo rimase vedovo e prese i voti monastici presso il Monastero dell’Assunzione di Dubensky. Per la sua vita virtuosa, fu eletto abate del monastero e lavorò così duramente per questo che in seguito cominciò a essere chiamato con il suo nome: l’Eremo di Serapion.

Volendo dedicarsi ad azioni più rigorose, il santo rassegnò le dimissioni dal suo abate e si trasferì alla Trinità-Sergio Lavra, dove nel 1495 divenne abate. Il santo godeva di grande rispetto da parte del granduca Giovanni Vasilyevich, ed è noto che, su sua richiesta, perdonò tre boiardi condannati a morte.

Presente al Concilio (1504), il santo difese ardentemente i beni ecclesiastici e monastici come mezzo di carità.

Nel 1506 fu consacrato arcivescovo di Novgorod. Durante un grande incendio a Novgorod nel 1508, il santo implorò il Signore con le sue lacrime di preghiere di fermarlo.

San Serapione subì molte difficoltà: nel 1509 fu privato del trono ed esiliato nel monastero Andronikov di Mosca. Nel 1511 S. Serapione si trasferisce alla Trinità-Sergio Lavra, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita in costanti imprese di contemplazione e preghiera, avendo ricevuto dal Signore il dono della chiaroveggenza e dei miracoli.

Dopo aver accettato lo schema, il santo morì pacificamente il 16 marzo 1516. Le sue reliquie incorrotte furono ritrovate il 7 aprile 1517 e fino ad oggi riposano al coperto nella Camera del Serapione, vicino alla Cattedrale della Trinità, nella Trinità-Sergio Lavra.

Il Signore ha glorificato il suo santo con il dono dei miracoli sia durante la vita che dopo la morte: una volta, durante la festa dell’Assunta, il santo guarì uno zoppo che da molti anni strisciava sui piedi e sulle mani, appoggiandosi a pezzi di legno.

Nel 1608, durante l’assedio della Lavra da parte dei polacchi, molti monaci e laici lo videro in paramenti sacri, recarsi al tempio per pregare per il suo monastero.

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