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S. Monaco Germano delle Solovki

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Nel XV° sec. il Cristanesimo penetrò tra le popolazioni che vivevano nelle regioni situate all’estremo nord della Russia, sulle rive del Mar Bianco grazie alla presenza di santi anacoreti  che s’istallavano in chiese isolate per condurre una vita di preghiera e di raccoglimento. S.Germano era uno di questi pionieri. Originario della città di Totma, egli aveva vissuto per qualche tempo nel monastero di Valaam, poi si era ritirato in questo deserto del Nord. Nel 1429 S.Sabbazio, aveva abbandonato il monastero del Lago Bianco, e si unì a Germano per vivere in un perfetto isolamento. S.Germano gli parlò delle Solovki, isola deserta di una bellezza unica, situato a 400 verste al largo del Mar Bianco, che era inaccessibile per gran parte dell’anno. Essi decisero d’intrapprendere insieme la traversata, e approdati sull’isola, iniziarono ben presto a condurre una vita angelica. Dopo sei anni S.Germano mosso dalla Divina Provvidenza, andò a vivere  presso il lago di Onega. Ritornò qualche mese più tardi a Solovki, dopo la morte d S.Sabbazio, con un giovane monaco, S.Zosima, che era desideroso di vita eremitica, e andarono a vivere a poca distanza dall’eremo precedente. Vennero raggiunti da altri discepoli e si formò un monastero cenobitico, e Zosima fu eletto igùmeno. Ma essi non facevano niente senza il consiglio e le raccomandazioni di S.Germano che continuava a vivere in solitudine. Il Santo Starez, sopravvisse a  Zosima,e con il suo successore Arsenio, che visse più di 100  anni  e che passò più di 50 anni nel combattimento ascetico insieme ai SS.Sabbazio e Zosima,  S.Germano ritornò a Novgorod, dove rese la sua anima a Dio nel Monastero di S. Antonio il Romano, nel 1479. Le sue Reliquie vennero trasferite nel Monastero delle Solovki il 30 luglio del 1484.

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S.Martire Eustazio di Mtskheta in Georgia

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Il S.Martire Eustazio di origine persiana e di religione mazdaista degli adoratori del fuoco si chiamava in origine Epifanio Bgrobandav. Il padre, sacerdore zoroastriano e i suoi fratelli, volevano far di lui un sacerdote di quel culto, ma Epifanio non era portato per quella professione.Sotto il regno del re georgiano Guram Curopalates (575-600) all’età di 30 anni il giovane si trasferì dal paese  persiano di Arbuketi vicino alla città di Ganrakili, all’antica capitale della Georgia Mtskheta. Si mise a fare il calzolaio. Iniziò a frequentare il culto cristiano nella cattedrale , e questo riempiva la sua anima di una gioia ineffabile. L’Arcidiacono Samuel (che diventerà poi il Catholikos Arcivescovo, 582-591) notando la disposizione spirituale del giovane pagano persiano lo iniziò alla fede cristiana. Epifanio accettando la catechesi  iniziò a credere fernamente in Cristo e quando Samuele divento il Catholikos venne battezzato da lui e prese il nome di Eustazio. In seguito prese una moglie cristiana e condusse una vita pia, piena di ogni virtù. I persiani che vivevano a Mitskheta cercarono in tutti i modi di convincere Eustazio di tornare al culto persiano. Non riuscendo nell’intento  portarono Eustazio  a Tbilisi, sede del Satrapo persiano Arvand Gubnabu che governava a nome dello Scià di Persia Hozrova Nushirvana. Insieme a S.Eustazio vennero convocati altri Persiani diventati cristiani: Gubnak, Baghdad, Panaguznas, Perozav, Zarmi, Stefan. Due di loro, Baghdad e Panaguznas, minacciati di morte, rinunziarono alla fede cristiana. Eustazio e gli altri Santi Confessori vennero condannati a sei mesi di prigione. In seguito per l’intercessione della nobiltà georgiana e del Catholikos Samuel IV vennero rilasciati. Il nuovo Satrapo della Georgia Bejan-Buzmil (nominato per tre anni a Tbilisi) in seguito a calunnie ordinò di convocare Eustazio e gli propose di ritornare alla fede mazdaista; S. Eustazio rispose con dignità:”Non si può lascaiare il Creatore di tutto per adorare come dei il sole, la luna, le stelle. è Dio che ha creato il sole per illuminare il giorno, la luna e le stelle per brillare nel buio della notte, e il fuoco non è un dio ma un incendio fatto dall’uomo, solo Dio salva l’uomo” Allora il Satrapo emise l’ordine di morte e S.Eustazio venne decapitato il 29 luglio del 589. Prima di morire il  Santo s’ inginocchiò e pregò chiedendo al Signore che il suo corpo fosse seppellito cristianamente nella città di Mtsklheta. Il Martire udì una voce che diceva:”Sarà come hai richiesto”. Il corpo di S.Eustazio abbandonato in un campo venne preso dai cristiani e portato a Mtskheta e sepolto con grande onore dal Catholikos Samuele vicino al trono patriarcale nella cattedrale Svetittskhoveli. Samuel IV stabilì la memoria del martire il 29 luglio giorno del suo martirio.

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Il Venerabile Padre Paolo del Monastero di Xiropotamou

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Si dice che il nostro Padre Paolo fosse figlio dell’imperatore Michele I° Rangabé (811-813) e dell’ammirabile Procopia, figlia del’imperatore Niceforo I°, e, al Battesimo,  gli fu dato nome Procopio. Quando l’imperatore Michele I° fu deposto, il ragazzo fu ridotto allo stato di eunuco per ordine dell’usurpatore Leone l’Armeno. Fin dalla sua più tenera età si dedicò allo studio delle Sante Scritture e alla composizione di Inni sacri, e acquisì una tale fama per la sua sapienza, tanto da venir soprannominato “console dei filosofi”. Ma egli nutriva segretamente il desiderio di abbandonare i piaceri del mondo, la ricchezza, e la gloria, per seguire la via tracciata dai Santi Padri. Presa finalmente questa decisione, egli cambiò i suoi ricchi vestiti,con quelli di un mendicante e partì in segreto   dalla capitale, per correre, come una cerva asseetata, verso la Santa Montagna dell’Athos. Si fermò presso un monastero chiamato oggi di Xiropotamou, che venne fondato un tempo dall’imperatrice Pulcheria, ma che era stato distrutto dalle incursioni dei Sarceni. Quì si costruì una piccola cella nella quale passava i suoi gioirni e le sue notti nella preghiera continua. Vicino viveva un santo eremita, Cosmas , che gli conferì la tonsura monastica dandogli il nome di Paolo. Egli si buttò allora con un ardore impetuoso, a tutti i combattimenti della virtù: digiunava e pregava come un Angelo incorporeo, il suo letto era la nuda terra, il suo cucino una pietra, e come lavoro manuale egli aveva il dono delle lacrime, l’amore verso tutti, e un’umiltà profonda. Venne conosciuto e ammirato dai Padri dell’Athos. Sicome il suo parente, l’imperatore Romano Lecapeno (920-944), l’aveva fatto cercare dappertutto, venne scoperto  e portato a Costantinopoli per conoscere i suoi famigliari. Il povero monaco, vestito miseramente, venne ricevuto come un Angelo terrestre, dai grandi dignitari e dai principi.  Egli guarì l’imperatore sofferente con la sua preghiera e l’imposizione delle sue mani, e , a richiesta del sovrano, restò qualche tempo nella capitale, per insegnare ai suoi due figli, senza però mutare  il suo modo di vita e la sua regola come faceva nel deserto. Quando Paolo pensò giunto il momento di ritornare alla Santa Monatgna, l’imperatore gli donò dell’oro e gli diede molti operai per ricostruire il monastero fondato da Pulcheria, e qualche tempo dopo, mandò il suo figlio Teofilatto, che era allora Patriarca, per consacrare la chiesa. Alla sua partenza, l’uomo di Dio ricevette dall’imperatore un importante frammento della S.Croce, per essere deposta  nel santuario del monastero. Ben presto numerosi monaci vennero a far parte di questo monastero per praticare le virtù. Padre Paolo, desideroso di condurre una vita esicasta si ritirò sui contrafforti dell’Atos, in uno skit isolato dipendente  dal monastero. Ma anche là vennero discepoli a raggiungerlo. Venne costruito un nuovo monastero, più arretrato dalla costa per difenderlo dalle incursioni dei pirati, dedicandolo a S.Giorgio, ma oggi viene chiamato  S.Paolo dal nome del suo fondatore. Avendo ricevuto da Dio la notizia che la sua morte stava avvicinandosi, S.Paolo riunì i fratelli dei due monasteri, li esortò a seguire il suo esempio e il suo insegnamento, fino allo spargimento del sangue se fosse stato necessario. Poi con gli occhi bagnati dalle lacrime, domandò perdono a tutti, si alzò, e rivestito del suo mandias, ricevette la S.Comunione. Il suo viso divenne allora brillante come il sole, e gli assistenti si buttarono a terra incapaci di sopportare un tale splendore. Dopo aver pronunciato la preghiera di S.ioannikio, come aveva l’abitudine di ripetere: ” La mia speranza è il Padre, il mio rifugio è il Figlio, la mia protzione è lo Spirito Santo, Trinità Santa, gloria a Te!”, stese le mani, gli occhi rivolti al cielo, egli rimise la sua anima a Dio. Il suo corpo, preparato per essere seppellito nella penisola di Sithonia, come d’uso, fu miracolosamente trasferito a Costantinopoli, dove tutto il popolo venne a venerarlo.

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