Il nostro Santo Padre Antonio nacque a Roma verso il 1067, da genitori ricchi e pii, che lo educarono alla fede ortodossa.
Il nostro Santo Padre Antonio nacque a Roma verso il 1067, da genitori ricchi e pii, che lo educarono alla fede ortodossa.
Basilio il Benedetto, noto anche come Vasilij Blažennyj, o “Basilio stolto in Cristo”, in russo: Василий Блаженный (Elochovo, dicembre 1468 – Mosca, 2 agosto 1552 o 1557) fu uno Stolto in Cristo ed è venerato dalla Chiesa ortodossa russa.
Sofronio Eusebio Girolamo (in latino: Sofronius Eusebius Hieronymus), noto anche come san Girolamo, Gerolamo o Geronimo, (Stridone in Istria, 347 – Betlemme, 30 settembre 420) è stato un biblista, traduttore, teologo e monaco cristiano romano.
San Gerasimo era originario della Licia (Asia Minore). Fin dalla giovinezza si distinse per pietà. Accettato il monachesimo, il monaco si ritirò nelle profondità del deserto della Tebaide (Egitto). Intorno all’anno 450 il monaco giunse in Palestina e si stabilì vicino al Giordano, dove fondò un monastero.
Un tempo il santo fu tentato dall’eresia di Eutiche e di Dioscoro, che riconoscevano in Gesù Cristo solo la natura divina. Tuttavia, il monaco Eutimio il Grande (Comm. 20 gennaio) lo aiutò a tornare alla retta fede.
Nel monastero, il santo stabilì regole rigide. Il monaco trascorreva cinque giorni alla settimana in solitudine, facendo il ricamo e la preghiera. In questi giorni gli eremiti non mangiavano cibi bolliti e non accendevano nemmeno il fuoco, ma mangiavano pane secco, radici e acqua. Il sabato e la domenica tutti si sono radunati nel monastero per la Divina Liturgia e hanno comunicato i Santi Misteri di Cristo. Nel pomeriggio, portando con sé una scorta di pane, radici, acqua e una manciata di rami di palma da dattero per tessere cesti, gli eremiti tornarono nelle loro celle appartate. Tutti avevano solo vestiti trasandati e stuoie su cui dormire. All’uscita dalla cella, la porta non era chiusa a chiave, in modo che chiunque venisse potesse entrare, riposare o prendere ciò di cui aveva bisogno.
Lo stesso monaco mostrò un alto esempio di ascesi. Durante la Grande Quaresima, non mangiò nulla fino al giorno luminosissimo della risurrezione di Cristo, quando prese la comunione ai Santi Misteri. Partendo per tutta la Grande Quaresima nel deserto, il monaco prese con sé il beato Ciriaco, suo amato discepolo (Comm. 29 settembre), che il monaco Eutimio il Grande gli mandò.
Al momento della morte di sant’Eutimio il Grande, fu rivelato a san Gerasimo come l’anima del defunto fosse portata in cielo dagli angeli. Prendendo con sé Ciriaco, il monaco si recò immediatamente al monastero di Sant’Eutimio e seppellì il suo corpo nel terreno.
San Gerasimo morì pacificamente, pianto dai fratelli e dai discepoli. Fino alla sua morte, il monaco Gerasimo fu assistito nelle sue fatiche da un leone, il quale, dopo la morte dell’anziano, morì sulla sua tomba e fu sepolto presso la tomba del santo. Pertanto, il leone è raffigurato su icone, ai piedi del reverendo.
Tratto da Proavoslavie.ru
S.Dmitri Prilutski
Questo padre reverendo e portatore di Dio, il nostro Demetrio, è nato nel nostro paese nella città di Pereslavl da genitori devoti.
S.Avrahamo era succeduto al S.Vescovo Giovanni, morto martire nel 345, sulla cattedra della Diocesi di Arbela in Mesopotamia.
Massimo il Greco, oppure Maksim il Greco o Maksim Grek, nato come Mikhail Trivolis (Arta, 1480 – Monastero della Trinità di San Sergio, 21 gennaio 1556.
Biografia
Massimo il Greco fu un importante personaggio del movimento religioso-culturale del XVI secolo, che si distinse per la traduzione delle Sacre Scritture e della letteratura filosofico–teologica in lingua russa, contribuendo a diffondere la cultura bizantina in tutta la Russia.[1]
Massimo il Greco, discendente da una famiglia benestante, era figlio di un ricco dignitario greco di Arta;[2] studiò e si formò a Parigi, Padova, Bologna, Venezia, Firenze, sotto la guida di Andrea Giovanni Lascaris e Marsilio Ficino.[3]
In Italia strinse amicizia con i principali studiosi e umanisti, come Aldo Manuzio, e seguì le prediche del riformatore Girolamo Savonarola,[4] evidenziando interesse per l’umanesimo e per la Chiesa cattolica, ma trasferitosi nel monastero di Vatopedi sul Monte Athos,[4] aderì alla Chiesa ortodossa.[3]
Quando la Chiesa ortodossa russa e il Gran Duca di tutte le Russie Basilio III chiesero al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli un esperto per revisionare i testi sacri russi[4] e per partecipare alle discussioni riguardanti le eresie, Massimo il Greco fu scelto per il compito,[1][2] abbandonando il Monte Athos nel 1516 per arrivare a Mosca agli inizi del 1518.[5]
A Mosca, con la collaborazione dei segretari russi tradusse testi greci canonici, liturgici e teologici in russo ispirando il movimento culturale slavo e gettando le basi per la successiva teologia russa.[1]
Daniele, il nuovo metropolita di Mosca, chiese a Massimo il Greco di tradurre la Storia della Chiesa di Teodoreto di Cirro, ma Massimo il Greco si rifiutò di farla, sottolineando che erano incluse lettere dell’eretico Ario e questo fatto non era positivo per i semi-letterati.[2] Il suo rifiuto provocò una frattura tra Massimo il Greco e il metropolita.[2]
Massimo il Greco nelle sue opere affermò con spirito polemico che la Chiesa dovrebbe praticare la povertà e sospendere lo sfruttamento feudale dei contadini.[1]
Inoltre Massimo il Greco dimostrò grande zelo nell’impegnarsi per il miglioramento morale del popolo russo attraverso i suoi scritti e sermoni, combattendo le superstizioni diffuse tra il popolo in quell’epoca.[5]
Il fervore con il quale eseguì il suo compito lo mise in difficoltà, perché i dibattiti religiosi avevano anche una valenza politica e in un sermone, fondamentalmente allegorico, criticò la situazione contemporanea accusando «le mancanze dei sovrani e dei governi degli ultimi tempi»,[3]con qualche riferimento alle intenzioni di Basilio III di divorziare dalla moglie, a causa della sua infertilità.[2][5][4]
Questo fatto suscitò la contrarietà del Gran Duca di tutte le Russie Basilio III e anche delle autorità ecclesiastiche, a causa di qualche traduzione sospettata di non essere rispettosa della tradizione,[3][5] quindi nel 1525 Massimo il Greco fu arrestato da Daniele, metropolita di Mosca e condannato nel 1531 a venti anni di reclusione nel monastero di Volokolamsk, vicino a Mosca.[1][2][5][4]
Durante la detenzione, Massimo il Greco continuò a lavorare alle opere teologiche e quando fu liberato, nel 1551, il suo prestigio era grande.[1][5]
Lo zar Ivan il Terribile gli rese gli onori pubblicamente, però le opinioni politiche di Massimo il Greco vennero censurate.[1][5]
Durante gli ultimi cinque anni della sua vita, Massimo il Greco si ritirò nel monastero della Trinità di San Sergio, nella città di Sergiev Posad, situato a 71 km a nordest di Mosca, dove fu sepolto e nei secoli venerato come santo.[1][2][5]
Opere principali
NOTE
Bibliografia
(EN) David Arans, A Note on the Lost Library of the Moscow Tsars, in The Journal of Library History, XVIII, n. 3, The University of Texas Press, 1983, pp. 304–316.
Filippo II di Mosca al secolo Fëdor Stepanovič Kolyčëv in russo: Фёдор Степанович Колычëв? (Mosca, 11 febbraio 1507 – Mosca, 23 dicembre 1569) è stato un religioso russo.
Pietro nacque nel 1260 nella regione storica della Volinia, nell’odierna Ucraina da genitori devoti al cristianesimo ortodosso. All’età di dodici anni entrò in monastero e, come ci riferiscono le sue agiografie, si distinse immediatamente nello studio scientifico, in quello delle Sacre Scritture e nelle discipline artistiche, tanto che diventò presto rinomato per la bellezza delle icone da lui dipinte.
Colpito fin dalla sua più tenera età dai tratti dell’amore di Cristo, il nostro santo Padre Lazzaro divenne monaco e rinunziò alle vanità di questo mondo per consacrarsi al digiuno e all’ascesi.