Lettera a un Romano-Cattolico di P.Gregorio Cognetti

Anche se non me l’hai mai chiesto direttamente, io sento dalle tue parole che ancora non comprendi perchè ho lasciato la Chiesa Romana per diventare ortodosso. “Eri addirittura membro di una delle parrocchie bizantine meno latinizzate!”, sembra che tu dica:” perché, allora?…”.

Credo di doverti una spiegazione, perché, molto tempo fa, quando entrambi appartenevamo alla Chiesa Latina, condividevamo gli stessi sentimeni. Furono proprio questi sentimenti a condurre entrambi in una parrocchia di rito bizantino , e me, in seguito, all’Ortodossia. Non puoi aver dimenticato le critiche che noi muovevamo ai Romani: la continua sostituzione di “nuove tradizioni” al posto di quelle antiche, la Scolastica, l’approccio legalistico alla vita spirituale, il dogma dell’infallibilità papale. Allo stesso tempo entrambi riconoscevamo la legittimità e la correttezza della Chiesa Ortodossa. Una parrocchia uniata sembrava la soluzione ottimale. Mi ricordo cosa dicevo in quel periodo:” Penso come Ortodosso, credo come un Ortodosso, allora sono Ortodosso”. Entrare ufficialmente nella Chiesa Ortodossa mi sembrava solo un’inutile formalità. Addirittura pensavo che restare in comunione con la Chiesa Romana fosse un fatto positivo, in vista dell’obiettivo di una possibile riunificazione delle Chiese.
Bene, B. avevo torto. Io credevo di conoscere la Fede Ortodossa, ma era solo un’infarinatura, e molto superficiale, per giunta. Altrimenti non mi sarebbe potuta sfuggire l’intrinseca contraddizione tra il sentirsi Ortodosso e il non essere riconosciuto tale proprio dalla Chiesa la cui fede dichiaravo di condividere. Solo un non-Ortodosso può concepire l’assurdità come essere Ortodosso fuori dall’Ortodossia. La salvezza individuale non riguarda solo la singola persona, come molti Occidentali credono, ma deve essere vista nel quadro più generale della Comunione con l’intera Chiesa. Ogni Cristiano Ortodosso è come una foglia di vite. Come può ricevere la linfa vitale se non è attaccata al tralcio (Gv. 15:5)?. L’Ortodossia è un’impostazione di vita, non un rito. La bellezza del rito  deriva dalla realtà interna della fede Ortodossa e non da una ricerca di forme. La Divina Liturgia non è una maniera più pittoresca di dir messa: nasce, riaffermandola, da una realtà teologica che diventa vacua e inconsistente se enucleata dall’Ortodossia. Quando c’é lo spirito della Fede Ortodossa, la funzione più misera, in una stanzaccia, con due icone di carta appoggiate su due sedie per iconostasi, e un pugno di stonati a far da coro, é incomparabilmente superiore alle funzioni nella mia ex parrocchia uniate, in mezzo ai magnifici mosaici bizantini del XII sec., e un coro ben istruito ( quando c’era). L’osservanza quasi paranoica delle forme del rito è il vano tentativo di compensare la mancanza di un vero ethos Ortodosso. Io mi illudevo credendo di poter essere un Ortodosso nella Comunione Romana. Mi illudevo perché é impossibile. La continua interferenza di Roma nella vita ecclesiastica ti ricorda al momento opportuno chi è che comanda. Pretendere di ignorarlo è volersi ingannare da sé. Cercavo di ignorare il problema, facendo fina di essere sordo e cieco, e ripetendomi che io appartenevo all’ ideale ” Chiesa Indivisa”. La mia posizione era molto peccaminosa: Anzitutto perché la Chiesa Indivisa esiste ancora: è la Chiesa che non ha mai rotto col suo passato, e che è sempre identica a se stessa: in altri termini la Chiesa ortodossa. In secondo luogo perché quel sentimento di essere membro della “Chiesa Indivisa”, che io consideravo così cristiano e così irenico era invece un grave peccato di superbia, in pratica io mi ponevo al di sopra di patriarchi e papi: Credevo di essere uno dei pochi che veramente capivano la “Verità”, al di là di vecchie e sterili polemiche. Mi sentivo in diritto di chiedere l’Eucarestia tanto ai Romani quanto agli Ortodossi, e mi sentivo ingiustamente bistrattato quando questi ultimi me la negavano. Ho un gran debito di riconoscenza verso un Sacerdote che , in quel periodo, rifiutò di darmi la Comunione. Anziché parlare dolcemente di “impedimenti canonici”, come se la faccenda fosse un problema meramente burocratico, mi disse a muso duro:” Se è vero che ti consideri Ortodosso, perché continui ad appartenere all’eresia?”. Io rimasi profondamente scioccato da queste parole, e , per molto tempo, non ritornai più in quella chiesa. Ma aveva ragione lui. Che enorme peccato di superbia era il mio! Io avevo capito quello che per secoli Santi, Padri, Vescovi, Sacerdoti non avevano capito. Secondo me lo scisma tra Oriente e Occidente, era un tragico malinteso basato solo su motivi politici e sulle elucubrazioni dei Teologi. E così accusavo indirettamente tante Sante persone di ristrettezza mentale, di calcolo, di superficialità, di bigottismo. E scambiavo tutto ciò per carità cristiana…
NB. E’ impossibile essere Cattolici Romani e Ortodossi allo stesso tempo. Il rito non è poi così importante. In fin dei conti i Latini sono stati Ortodossi di rito occidentale per diversi secoli. Sono d’accordo con te che , nonotante la separazione, Romani e Ortodossi, hanno ancora molto in comune, ma ciò non basta per considerarli oggi parte della stessa Chiesa. Al di là delle ben note differenze dottrinali c’è proprio l’approccio al Soprannaturale, alla vita stessa della Chiesa che rende impossibile vivere le due realtà religiose allo stesso tempo. Nel Credo noi dichiariamo: “..e credo nell’Unica, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa”. Finché non ci sarà unità di fede, esse saranno due Chiese. La teoria (affermata anche da Giovanni Paolo II°) che Romani e Ortodossi sono ancora la stessa Unica Chiesa (nonostante lo scisma, e in modo misterioso) suona bene ma non regge. Si basa solo su belle parole. Le differenze di fede, invece, esistono, e non sono una semplice questione di parole. Sì lo so, che il ” dialogo teologico” è stato avviato, ed è addirittura possibile ( tutto è possibile al Signore), che alla fine si raggiunga l’unità. Ma attenzione! Molti buoni Romani credono che le differenze potranno essere risolte mediante una geniale formula, che per la sua genericità, risulti accettabile alle due parti. Raggiunto poi l’accordo su questa formula ognuno lo interpreterebbe secondo il proprio intendimento, mantenendo di fatto le proprie opinioni. Ancora peggio, alcuni propongono che l’unità venga fatta nella diversità, senza un impegno formale di fede da alcuna parte, ma sotto l’universale coordinamento del papa di Roma. Ebbene, tutto ciò è impossibile. I Padri ci hanno insegnato che l’accordo sulla fede comune dev’essere univoco e inequivocabile. L’Ortodossia segue lo spirito della Legge, piuttosto che la lettera. E poiché è impensabile che la Chiesa ortodossa introduca nuove dottrine, spetta ai Romani abbandonare un millennio di innovazioni e ritornare senza riserve alla fede della Chiesa Cattolica ed Apostolica. Questa è l’unica piattaforma possibile per un accordo. La Storia ha già dimostrato la fallacia di unioni basate altrimenti. E ora lasci che ti ponga una domanda banale: B. il papa è infallibile ( di per sé stesso e non per il consenso della Chiesa”), come specifica il dogma del 1870 o no? Non può essere contemporaneamente fallibile e infallibile, come accadrebbe se le due Chiese fossero ancora parte della stessa Chiesa. Una delle due deve sbagliare. “Ma il Vaticano II° ha permesso ora una gran libertà di opinioni..” potresti rispondermi. Questo è un sofisma. La vera Chiesa non può cadere in errore. Se tu credi che la tua Chiesa abbia sbagliato, o che in atto sbagli, neghi che sia la vera Chiesa.
Ti abbraccio con immutata amicizia e amore in Cristo.
Gregorio.

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